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Il Paradiso di Dante visione fatta poesia Marruzzo, Gabriel

Abstract

II problema critico della Divina Commedia è stato sempre uno dei più difficili e dei più controversi. La lettura del Paradiso poi ha dato luogo ad interpretazioni discordanti e coritraddittorie, si da costituire il "nodo", come lo chiamò il De Sanctis, più complesso nella storia della nostra poesia. I vari interpreti lungo il corso dei secoli, anche se hanno sentito il fascino di una poesia unica ed eccezionale, pure hanno spezzato la mirabile unita del poema dantesco quando si sono accostati ad esso con criteri e gusti lontani dal sentire e dal pensare di Dante. Le antinomie di una tale posizione critica divengono evidenti specialmente nel De Sanctis e nel Croce, i quali mostrano nel loro lungo travaglio critico un profondo conflitto tra una lettura basata su finissime intuizioni critiche che riconoscono la poesia in una vasta zona della Commedia, e i loro principi che la limitano invece a quanto sa di terreno e di passionale. L'insufficienza delle teorie estetiche del De Sanctis e Croce si rivela specialmente quando si cimentano all'esame critico del Paradiso, poesia dottrinale, aliena dai contrasti, dai drammi, dalle passioni della vita reale, nei quali soltanto, secondo i principi estetici di derivazione romantica, si faceva consistere la materia e la forma poetica. II Paradiso viene quindi giudicato nettamente inferiore alle altre due cantiche. Si delinea, nel primo capitolo, la genesi e lo sviluppo di queste antinomie, riportando ed approfondendo le ragioni storiche, culturali e letterarie che determinano le rispettive po;sizioni critiche. II problema aperto dalla critica desanctisiana e crociana, che scinde I'unita poetica della Commedia in "mondo intenzionale" e "mondo reale", in "struttura" e "poesia", può essere risolto quando ci si accosti di piu a quel mondo medievale "barbaro", attraverso una equilibrata riceroa storico-filologica, metodologia gia suggerita dal Foscolo, e si arrivi ad una più profonda conoscenza della cultura e della civilta che consenti al genio poetico di Dante un volo cosi alto. Nel secondo capitolo si mette ancora in rilievo la conseguenza assurda a cui puo condurre una metodologia basata su pregiudizi culturali; ma nello stesso tempo, pur riconoscendo la necessità di una intelligenza del mondo culturale di Dante, si fa notare che la pura ricerca storico-filologica non è sufficiente ancora a farci capire la poesia del Paradiso. La ricostruzione storico-f ilologica può portare alia conoscenza della "legna" che Dante brucia nel suo fuoco poetico, ma non oi può mai far capire il mondo intimo, il fuoco sacro che genera una poesia cosi sublime. Il suggerimento foscoliano di considerare il poema come "sacra visione" viene accettato ed indicato come esempio metodologico, perché come fa rilevare il Nardi, esso vieno proposto "con animo sgombro da pregiudizi": I'atteggiamento del critico non può essere influenzato da scelte o gusti personali. La poesia del Paradiso nasce da un'intima e viva esperienza spirituale, da una fede viva in una realta trascendente, realtà di "cose sperate". II Singleton, cercando una formula che stabilisse la genesi della poesia dantesca, punta la sua attenzione al rapporto tra fede e visione, tra fede che genera la visione di "cose sperate", le quali agli occhi di Dante sono reali quanto quelle sensibili. Il Singleton esclude in questo processo mistico il termine medio "intellectus", che ai fini della nostra interpretazione, assumera tanta importanza. Facciamo notare infatti che pur accettando il "raptus" mistico nell’esperienza spirituale del poeta, esso non basta a spiegare la parte più importante del processo creativo, la soluzione poetica di una segreta, intima esperienza spirituale. Tanti altri mistici ci hanno descritto la loro avventura spirituale, ma nessuno l'ha saputo trasformare poi in parola poetica, nella quale soltanto sta l'originalita, e la genialità di Dante. A noi interessa conoscere soprattutto questo momento il più importante di tutta la sublime operazione. Si fa rilevare allora l'importanza del momento “intellectus": praecedit fides, sequitur intellectus. La fede sostiene ed orienta il poeta alla ricerca della "Divina Scienza che e piena di tutta pace... e questa chiama perfetta, perché perfettamente ne fa il vero vedere nel quale si cheta l'anima nostra". (89) Si pone in relazione questo passo del Convivio con la poesia dottrinale del Paradiso e si rileva come la mente del poeta resterà per sempre "fissa immobile ed attenta" nella contemplazione e godimento della verità, che forma il paradiso della sua anima. In questo contesto intellettuale-mistico di esperienza reale, la poesia dottrinale del Paradiso acquista significato e dimensione estetica. Essa non nasce, come suggeriva il De Sanctis, da una rappresentazione di un imprecisato e vago sentimento dell'infinito, ma è rappresentazione poetica di una realtà, che non e piu pura verita di fede, ma è diventata certezza razionale ed esperienza spirituale del trascendente. Il poeta trasvaluta poeticamente non soltanto una ricca selezione di temi e motivi teologici, ma arricchisce la sua poesia di un insieme di reazioni psicologiche e sentimentali, nate dall'intuizione della realtà delle verita trascendenti. La conoscenza della teologia e allo stesso tempo anche fede vivissima; oltre ad essere fatto intellettuale, è vita interiore che tocca la sfera affettiva e sentimentale: la contemplazione e il godimento della verità diventa forza viva ispiratrice che da visione intellettuale si trasforma in canto lirico. Nei terzo capitolo si da un saggio di lettura di questa lirica intellettuale.

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